L’industria manifatturiera europea nella concorrenza globale: il rischio di restare indietro

Roma, 4 luglio 2012 - Nell‘incontro svoltosi a latere del vertice governativo italo-tedesco, Confindustria e BDI, le due principali associazioni patronali italiana e tedesca, hanno elaborato una dichiarazione congiunta dal titolo "L’industria manifatturiera europea nella concorrenza globale: il rischio di tornare indietro" che sarà consegnata oggi ai Capi di Governo dei due paesi. Oltre a rappresentare le imprese dei due principali paesi manifatturieri d’Europa, le due organizzazioni hanno stretto da anni un consolidato rapporto di cooperazione, rafforzatosi in risposta alla crisi dell’euro.

Nella dichiarazione i Presidenti di Confindustria e BDI, Giorgio Squinzi e Hans Peter Keitel, rilevano che «L’Europa è davanti al pericolo di restare indietro nella concorrenza globale», «Quest’anno», infatti, in Europa «l’economia subirà una contrazione dello 0,5% mentre gli Stati Uniti cresceranno dell’1,8% e la Cina dell’8,2%. Mentre l’Europa sta beneficiando del dinamico sviluppo economico dei paesi BRIC, la sua debolezza economica, se prolungata, ne danneggerà la reputazione e si ridurrà l’influenza dell’Europa sullo scenario globale.»

Nell’evidenziare come «i paesi che mantengono competitivi i loro settori industriali stanno avendo una performance migliore di quei paesi che intraprendono la via della deindustrializzazione» e che, alla luce della crescente «dipendenza reciproca e l’interconnessione economica», «nessun paese è in grado di aver successo nel lungo termine se l’Europa è in difficoltà», i due Presidenti sostengono che «in un’Europa interconnessa, il settore industriale è l’unica scommessa sicura per la creazione di valore aggiunto reale. Il settore industriale ammonta al 35% della forza lavoro in Europa. Ogni posto di lavoro nel settore industriale è collegato ad almeno due posti di lavoro di alta qualità nel settore dei servizi.»

Pertanto, BDI e Confindustria affermano che l’industria deve tornare al centro di una strategia per la crescita in Europa basata su tre pilastri: un consolidamento di bilancio intelligente; la rapida implementazione delle riforme strutturali, politiche fiscali orientate alla crescita.

Secondo le due organizzazioni occorre quindi una nuova strategia per la crescita, che parta con l’«individuare un nuovo approccio per politiche industriali orientate al mercato, in modo da garantire che la competitività sia presente a 360° in tutte le azioni europee attraverso interventi di tipo orizzontale» e «una più ampia quota di integrazione politica» da portare «avanti in primo luogo tramite una più stretta collaborazione tra quei Commissari europei che detengono portafogli rilevanti». Altro «prerequisito essenziale per la ripresa economica e per il rafforzamento dei settori industriali innovativi» è quello di un’amministrazione pubblica efficiente, che favorisca il fare impresa. «È necessario», pertanto, «prendere misure per eliminare gli ostacoli derivanti dalla burocrazia e dalla cattiva amministrazione che rallentano il processo d’innovazione in Europa, minando il futuro della nostra base manifatturiera e mettendo a repentaglio molti posti di lavoro.»

«Se vogliamo migliorare il vantaggio comparato delle nostre industrie di fronte alla concorrenza internazionale», sostengono i due Presidenti, «occorre mettere in atto alcune misure con urgenza», soprattutto nelle «aree dove l’industria manifatturiera europea soffre e il suo potenziale rimane latente»: infrastrutture, energia ed efficienza delle risorse, ricerca e innovazione, formazione e mercati del lavoro, mercato unico e commercio internazionale.